Il Chattanooga
Parlateci di qualche posto dove avete suonato e che vi è rimasto in mente.
Il Notte di Note di Rubiera, in quel periodo, era uno dei locali di riferimento per i nostri amici che volevano venire a sentirci suonare e passare una serata divertente, ma, come tutti coloro che fanno questo meraviglioso “lavoro”, o per meglio dire, riescono a trasformare la loro passione in una attività remunerativa, anche noi eravamo aperti, non c’erano contratti di esclusiva, per cui avevamo la massima libertà ed eravamo sempre pronti e disponibili per animare le serate in altri posti. Spesso chi ci contattava ci aveva già visti lavorare e ci permetteva di sviluppare la performance impostata sulle nostre caratteristiche principali, cioè il contatto con il pubblico, la spontaneità, l’imprevedibilità degli eventi. E così, ci siamo ritrovati a suonare in tanti posti, ognuno dei quali meriterebbe di essere menzionato per qualcosa di strano o fuori dal comune, che ci è capitato. Allora cercheremo di mettere insieme tutti i ricordi, tirarli fuori dai cassetti e, uno dopo l’altro, farveli rivivere. In questo capitolo, vogliamo raccontare di un locale molto particolare, il cui nome, ancora oggi, ogni tanto, salta fuori inesorabilmente quando sentiamo una certa canzone, tipo “ Children” di Robert Miles… un locale che, per alcuni fatti e misfatti, è presente nei nostri ricordi in maniera indelebile. Stiamo parlando del Chattanooga, un american bar che si trovava a Modena. Quando i 2 gestori ci hanno contattato, siamo andati a parlare con loro e abbiamo buttato giù un programmino per una serie di serate. Loro ci avevano già sentiti e sapevano molto bene cosa facevamo e il nostro modo di suonare. Erano due personaggi molto “carichi”, dinamici e aperti a valutare le proposte e il locale era molto carino. La prima cosa che ci ha colpito era lo spazio…il posto era arredato bene, in modo moderno e accattivante, ma non si poteva certo definire grandissimo e, soprattutto il palco, che era la cosa che ci riguardava più strettamente, dove avremmo dovuto sistemare la nostra attrezzatura, era grande poco più di un letto a due piazze!!! Per completare l’opera, c’erano due tavolini davanti, così vicini che Chris avrebbe potuto usare le schiene dei clienti seduti come reggitastiera, Giulio, invece, si sarebbe trovato a suonare con gli zebedei appoggiati sulla testa di qualcuno…che se si fosse trattato di una donna, poteva anche avere il suo malizioso perché…ma non c’era nessuna garanzia su questo!!! Comunque ci siamo sistemati in modo da avere un minimo spazio vitale per poterci muovere e poi abbiamo aspettato che arrivasse gente. I gestori ci avevano detto che c’era un bel giro…ma quello che avremmo vissuto qualche ora dopo era lontano da qualsiasi nostra ipotesi…oltre l’immaginario!!! Provate a pensare di andare in un bacino artificiale pieno d’acqua e, improvvisamente, far saltare la diga…è stato esattamente quello che è avvenuto davanti ai nostri occhi…un fiume di gente che in pochi secondi ha riempito il locale. Bella gente…essendo a Modena, potremo definirli dei “fighetti”, ben vestiti, ragazze tirate a spigolo vivo…insomma una bella storia…solo che erano TANTI…TROPPI !!! Per darvi un’idea possiamo dire che in pista non si ballava…cioè non c’era spazio tra una persona e l’altra…era una massa unica che si muoveva a tempo…le persone scivolavano una contro l’altra. Dal palco, che era rialzato rispetto alla pista, questo effetto di ammasso di corpi semoventi faceva ancora più impressione. Se per caso uno avesse avuto l’impellenza di andare in bagno e, sfortunatamente, si fosse trovato dall’altra parte, rispetto alle toilettes, non aveva speranze….o i muscoli della sua vescica erano forti e tesi come gli addominali di Yuri Chechi, quando si mette in posizione di croce agli anelli, o avrebbe fatto prima ad uscire e arrangiarsi come poteva nel parcheggio…la terza ipotesi, quella del catetere con la sacca possiamo evitarla. Anche solo prendere un drink al bancone era difficoltoso…c’era chi si piazzava con i gomiti ben appoggiati e da lì non si muoveva più…almeno avrebbe avuto la possibilità di ordinare! Altrimenti bisognava approfittare della casuale spinta del BLOB ballante che ti dirigesse casualmente verso il banco bar...in quel caso, si poteva chiedere un cocktail, ritirarlo e continuare a ballare come su un nastro trasportatore! Comunque, tralasciando questi particolari, il locale era alla moda, davvero figo, erano gli anni 90, il periodo degli yuppies…degli arrampicatori sociali…la gente aveva i soldini in tasca e tutto filava liscio come l’olio…si aveva la sensazione che il mondo andasse nella giusta direzione, verso il benessere…ci si sentiva come su una cabrio lanciata a tutta velocità su uno di quei rettilinei americani dove la strada finisce in un punto dell’orizzonte tra la terra e il cielo. Non ci rendevamo conto che stavamo semplicemente aprendo la valvola del compressore per dare aria a quella gigantesca,effimera bolla speculativa che sarebbe scoppiata qualche decennio dopo, lasciando parecchie persone con un cerino spento in mano…OH MAMA!!! Scusate…stiamo parlando di economia politica!!!! Non ci sembra il momento!!! Meglio tornare al Chattanooga….Abbiamo fatto delle bellissime serate, suonavamo come pre-disco e poi il DJ andava avanti con le canzoni del momento: What is love, I got the power, How Jee, Children…ecco, questa era la numero 1 in quel locale…quando partiva l’intro del pianoforte con quel particolare effetto delay…si abbassavano le luci e si accendevano degli effetti tipo laser… tutti alzavano le mani come per toccare i fasci di luce che giravano…davvero una bella atmosfera! Il Chattanoga, per noi, è durato una stagione…alcuni mesi…e di tutto quel periodo ricordiamo perfettamente 2 episodi: uno purtroppo drammatico. Stavamo suonando o forse avevamo appena finito, quando ci siamo accorti dell’arrivo, dentro il locale, di alcuni operatori del 118, con barella e attrezzatura per rianimazione. Era successo che un signore, che per educazione definiremo “ non giovane”, mentre era seduto su un divanetto in compagnia di alcune giovani e procaci ragazzuole, per motivi a noi sconosciuti aveva perso i sensi stramazzando a terra. Avendo valutato la gravità della situazione e sospettando un infarto, i gestori hanno prontamente chiamato l’ambulanza, la quale è arrivata in tempi molto rapidi, essendo il locale non distante dal Policlinico. Quindi c’è stato un momento dove sembrava di essere in un set cinematografico…da una parte dei medici che tentavano disperatamente di rianimare il poveretto…dall’altra la gente che ballava, completamente ignara di quello che stava succedendo. Poi lo hanno portato via e la settimana dopo c’era chi diceva che ce l’aveva fatta e chi, invece,affermava che era passato a miglior vita…non abbiamo avuto notizie certe, ma abbiamo pensato che, qualunque fosse stata la sua sorte, negli attimi prima dello “scioppone” si stava divertendo…Il secondo episodio invece è di tutt’altro stampo. Stavamo suonando e, proprio davanti a noi, sedevano due belle ragazze, una di fronte all’altra e chiacchieravano dei fatti loro sorseggiando un cocktail. Ad un certo punto si è avvicinato un ragazzo, che, con fare da playboy nostrano si è seduto in mezzo a loro e ha cominciato ad attaccare bottone…e parlava…parlava…Le due lo guardavano con la palpebra leggermente calata e, di tanto in tanto, sembravano come interessate dai racconti del dongiovanni. Quando una delle due ammiccava ad una sua battuta e le scappava un lieve sorrisino, lui si gasava e aumentava la dose…”Ormai è fatta…le ho conquistate…sono troppo togo…non so quale, ma una delle due stasera sarà mia!!!” E proprio quando la sua mente stava elaborando questo piano strategico, è successo che le due ragazze si sono guardate e, mentre lui ancora parlava, si sono date un bacio in bocca così intenso che definirlo “ alla francese” è riduttivo!!! Il poveraccio, umiliato nei sentimenti più profondi, è rimasto ammutolito per alcuni secondi, dopodiché si è girato e, mestamente, è tornato da dove era venuto. Invece a noi due, sul palco, è venuta improvvisamente sete di qualcosa di forte!!!